STORIA
Costituita “foro” cioè capoluogo di una zona abbastanza estesa, ebbe una vita intensa, tanto da essere ricordata come il primo dei tredici Presidi dell’Italia mediterranea sotto l’Imperatore Valentiniano III. Nel V secolo, secondo la tradizione, diede i natali a S. Massimo, vescovo di Pavia, morto nel 511. Nel Medioevo appartenne al Comitato di Lomello, poi al Marchesato del Monferrato e nel XIII secolo per qualche tempo si resse con libere istituzioni, sancite da statuti poi approvati nel 1397 da Gian Galeazzo Visconti, dopo che la città, ventisette anni prima, era entrata a far parte del Ducato milanese, di cui seguì poi le sorti sino al 1707. Valenza nel 1412 fu conquistata da Facino Cane e nel 1499 dai Francesi, che la occuparono sino al 1520. Nel 1522 ne venne investito Mercurio Gattinara, la cui famiglia tenne il feudo fino alla fine del secolo successivo. Dal 1557 al 1746 la città fu coinvolta in guerre e assedi. Nel 1805 Napoleone fece smantellare le fortificazioni valenzane. Nel 1859 vi ebbe luogo un combattimento fra le truppe piemontesi e le austriache. La lotta di liberazione ebbe ancora un tragico sussulto: tre partigiani valenzani lasceranno la vita sorpresi dai tedeschi in fuga, proprio sulla soglia della pace e della libertà. Poco dopo capitolavano ad Alessandria il presidio tedesco e la divisione San Marco, con la resa dell’intero corpo d’armata, poco prima che arrivassero gli anglo-americani il 29 aprile 1945.
OREFICERIA
Nel 1850 infatti vi erano 3 aziende orafe, nel 1913, 44 aziende con 517 addetti, su una popolazione di 5.000 abitanti. Nel 1945 esse erano circa 300. In quest’anno fu fondata l'”Associazione Orafa Valenzana” che negli anni ’60 fu fattore determinante del “boom” delle esportazioni con la creazione della “Mostra permanente” e dell'”Export Orafi”. Negli anni ’60 le aziende furono circa 1.200, negli anni ’80 circa 800. Oggi Valenza è un centro orafo di fama mondiale che detiene il primato della confezione di gioielleria medio-alta e alta, caratterizzate da un utilizzo combinato della manualità artigiana
ARTE
Valenza: www.comune.valenza.al.it
Duomo di Santa Maria Maggiore, piazza XXXI Martiri.
Il monumento che noi vediamo è frutto di un lavoro di restauro compiuto tra la fine dell’Ottocento (facciata del Moriggi) e l’inizio del Novecento. Preesisteva qui una chiesa con lo stesso nome, insignita del titolo di Duomo, fondata nel 1346. Nel transetto sinistro: Madonna del Rosario (1620) notevole dipinto del Caccia (Il Moncalvo). Nel presbiterio, dietro all’altare maggiore del 1761, un organo dei fratelli Serassi di Bergamo. Nei transetti, ai lati dell’altare maggiore, due altari riccamente decorati con stucchi del XVII secolo. In sacrestia Museo del tesoro del Duomo con libro dei battezzati del 1562, un antifonario del 1461, il busto reliquiario di San Massimo in argento, pianete, stole e altri arredi preziosi.
Chiesa della SS. Annunziata, via Pastrengo angolo via Cavour.
La costruzione fu iniziata nel 1699 come chiesa del monastero delle suore Agostiniane di clausura. È un bell’esempio dello stile barocco piemontese. Ha pianta a croce greca e tamburo cilindrico sulla piccola cupola. All’interno un Martirio di S. Sebastiano, risalente al XVII secolo nel coro, un organo restaurato nel 1846, sopra la porta d’ingresso.
Chiesa di San Bernardino, via Cavallotti.
Nell’abside un organo costruito nel 1893 dal casalese Paolo Mentasti. Gli arredi interni mostrano lo stile spartano che veniva usato per costruire gli oggetti d’arredo destinati alle confraternite e ai conventi. La costruzione fu iniziata alla fine del XVI sec. come oratorio della confraternita di S. Bernardino. Ha un disegno semplice e austero.
Oratorio San Bartolomeo.
Piazza Lanza, angolo via Banda Lenti.
La costruzione fu iniziata nel 1584 e rimase, fino al 1801, sede del monastero delle monache Benedettine. Fu ristrutturata nel 1740 da Francesco Gabetta che decorò la facciata con un portale gotico, in elementi di cotto, proveniente dalla distrutta chiesa di S. Francesco. Tutto l’apparato decorativo di questo monumento è in stile neogotico ed è stato restaurato da pochi anni.
Palazzo Pellizzari, via Pellizzari 2 (sede del Municipio).
La costruzione è stata realizzata tra la fine del sec. XVIII e l’inizio del sec. XIX in stile neoclassico. Emerge in modo evidente nel contesto urbano. Il salone consiliare è decorato con stucchi e affreschi (Luigi Vacca, 1810), che rappresentano immagini mitiche, e un busto che rappresenta Napoleone I, realizzato da uno scultore valenzano G.B. Comolli, allievo di Canova. Lungo lo scalone una lapide di Giacomo Manzù con parole di Quasimodo che commemora i partigiani della Banda Lenti, fucilati al Cimitero il 12 settembre 1944.
Portici di piazza XXXI Martiri e di via Po.
Questi portici testimoniano l’origine medioevale del nucleo di Valenza. Partendo dal centro della città, dove sorgono la chiesa principale e la piazza, la “via Po” conduceva al traghetto sul Po. Si nota chiaramente in questo spazio la “civiltà dei portici” che ha contrassegnato le nostre città nel periodo medioevale e che è stata conservata anche nelle epoche successive.
Teatro Sociale, Corso Garibaldi.
Realizzato tra il 1856 e il 1861, su progetto dell’ingegnere Pietro Clerici, sorge sul sedime della chiesa e del convento di S. Francesco (XVI secolo). All’esterno presenta forme neoclassiche e all’interno è dotato di un triplice ordine di palchi e di circa 250 posti in platea. Questo fabbricato è stato, al momento della sua costruzione, un importante punto di riferimento per la cittadinanza colta di Valenza. La sua immagine, il suo aspetto lo testimoniano tuttora, stagliandosi nettamente tra le vetrine “moderne” di Corso Garibaldi.
PARCO FLUVIALE DEL PO
La Riserva naturale della Garzaia di Valenza, istituita dalla Regione Piemonte nel 1979, rientra nel tratto vercellese/alessandrino del Parco Fluviale del Po. Situata al confine tra la provincia di Alessandria e quella di Pavia, alla sinistra del fiume, è l’unica di ambiente strettamente palustre. Oltre all’airone rosso, simbolo della riserva, sono presenti altre specie di volatili, tra cui la gallinella d’acqua, il beccaccino e il tarabusino. La vegetazione arborea è formata soprattutto da pioppeti artificiali e da qualche salice. Sede operativa alla Cascina Belvedere di Frascarolo (PV). Visite guidate su prenotazione. Tel. 0384.84676; email: centro.visita@parcodelpo-vcal.it




